Neuroscienze: i “Principi” di Eric R. Kandel

Nell’ambito delle Neuroscienze è neuroscienzestata pubblicata recentemente la nuova opera di Eric R. Kandel e della coltre di altri ricercatori dal titolo “Principi di neuroscienze” (Casa Editrice Ambrosiana, Rozzano 2015, pagine 1639, € 182).

Alcune informazioni scientifiche dove è possibile rintracciare le basi neuroscientifiche delle pratiche di Mindfulness come strumenti di ri -apprendimento o, meglio, potenziamento di un’abilità innata che viviamo raramente. Sto parlando della #consapevolezza.
Conoscenze queste che derivano dagli Studi magistrali di Kandel, Premio Nobel per la medicina nel 2000 grazie alle sue ricerche sui meccanismi biologici che portano alla formazione della memoria nelle cellule nervose, raccolte nella sua nuova opera, una raccolta di saggi di elevata qualità scientifica non solo per professionisti del settore ma per l’umanità intera.
Kandel ha messo in evidenza la “prima prova” (Pardes) che l’apprendimento “ modifica” l’efficacia di specifiche sinapsi e che la memoria “dipende” dal persistere di queste modificazioni. Fare pratica di Mindfulness vuol dire potenziare l’attenzione volontaria, momento dopo momento all’esperienza così come si dispiega,  sperimentando nel frattempo anche la qualità del non giudizio, stimolando così facendo altre aree del cervello più deputate alla descrizione delle varie componenti dell’esperienza così come sta avvenendo senza cercare di modificarla. E che dire sui pensieri?
Kandel, si legge nell’articolo di Guido Brunetti su Neuroscienze.net, ha scoperto tra l’altro che le percezioni, contrariamente alla nostra esperienza personale, non sono affatto “semplici copie” del mondo che ci circonda. Esse sono “astrazioni”, non repliche della realtà. E’ il cervello infatti l’organo che costruisce una rappresentazione interna degli eventi fisici, diventando un’esperienza cosciente. Sono “processi cognitivi” attraverso i quali le informazioni sensoriali vengono trasformate, elaborate, immagazzinate, recuperate e usate (Neisser).
Con la pratica della Mindfulness è possibile apprendere una sistematica osservazione dei pensieri, quali puri fenomeni della mente, ricordando, come scrive Siegel, che la mente utilizza il cervello per creare se stessa! Mentre sappiamo tutti quanto non sia affatto facile non credere ai nostri pensieri.
Da qui si fa strada una concezione neurobiologica della mente. A cominciare dalla Grecia antica con Platone, leggiamo nell’articolo, la mente è stata considerata come qualcosa di separato dal corpo e quindi dal cervello. Oggi,  si è venuta affermando una teoria che considera la mente un’entità che “emerge dal cervello”. Ciò che chiamiamo “mente” (o anima) è “semplicemente un’insieme di operazioni che il sistema nervoso centrale esegue”.
Punto di partenza, è che per comprendere la mente bisogna comprendere il cervello. Lo studio della mente deve dunque incominciare dallo studio del cervello, come già aveva sostenuto oltre duemila anni fa Ippocrate. Dobbiamo anzitutto accertare in che modo i neuroni si “organizzano” in circuiti capaci di generare segnali e in che modo “ comunicano” fra loro attraverso la trasmissione sinaptica.
Mente, corpo e cervello quindi non vengono più considerati come entità separate, ma come unità, unità di mente-corpo-cervello.

Può approfondire la lettura dell’ Articolo di Guido Brunetti su Neuroscienze.net